Lessico in forma di nido. Generazione (V)

Parole per un manifesto impossibile

È nel decennio successivo che si consuma la definitiva scissione narcisistica fra individuo e mondo. La Rete dispiega tutto il suo potenziale e coglie la generazione impreparata.

La rivoluzione comunicativa dei social network prolunga la retta dell’evasione, già tracciata negli anni precedenti; l’aggrava. È un sogno di futuro che langue in un paese arretrato e invecchiato, che s’incista in una società sideralmente distante dalle utopie propagandate dal digitale.

La crescita dei colossi del Web, lungi dall’emancipare le spinte democratiche dal basso o aiutare l’emersione di nuove forme artistiche, come volevano i più ingenui, non opera che una più sottile e pervasiva acculturazione. Si veicolano valori e stili di vita, possibilità inattuali di successo immediato; si offrono “contenuti” e intrattenimento gratuiti con la stessa logica d’accumulazione del capitalismo più antico. Allo stesso tempo, s’impone una brutale semplificazione mentale e lessicale, che annulla le riserve d’attenzione moltiplicando stimoli tossici.

A fronte dell’immenso serbatoio di modelli di successo, la realtà del paese appare scialba e priva di appigli. La recessione aumenta la distanza fra desiderio e realtà: demistificate le magnifiche sorti e progressive, resta l’impietoso panorama di un mercato del lavoro disgregato, di una paralisi ideologica e politica ventennale, di una sclerotizzazione dell’industria culturale, ormai del tutto svilita per seguire logiche di profitto.

Ci si piega in se stessi, nei gruppi, in tribù indipendenti composte da simili. La chiusura ermetica nel proprio mondo disincentiva l’incontro con opinioni differenti, premia la comunicazione a ignoti lontani e somiglianti rispetto al dialogo con prossimi e diversi, incentiva la fruizione immediata su quella meditata.

È inaugurato così un modello d’esistenza schizofrenico. Si è eradicati dal reale: lo si percepisce solo come una vaga distorsione, riflessa sulla bolla del proprio Io – un Io tanto più ingombrante quanto più fragile.